La forma geometrica di un tetto, ossia della superficie di copertura di un edificio, viene determinata da una o più facce piane inclinate, dette falde o pioventi. Il tetto a falde piane è caratterizzato da alcuni elementi:
- la linea di colmo, indica, in generale, una retta orizzontale di massima quota, che si ottiene come intersezione tra due falde inclinate del tetto;
- la linea di gronda, indica, in genere, una retta orizzontale di minima quota che si ottiene come intersezione tra le falde inclinate con uno stesso piano orizzontale, detto piano d’imposta del tetto;
- la linea di displuvio, l’intersezione inclinata di due falde ad angolo convesso (saliente);
- la linea di compluvio, l’intersezione inclinata di due falde ad angolo concavo (rientrante).
La struttura portante del tetto a falde può essere realizzata mediante varie soluzioni:
- orditura in legno strutturale;
- capriata e profilati in acciaio;
- capriata e pannelli di calcestruzzo armati precompresso;
- solai di calcestruzzo armato.
L’orditura in legno strutturale è costituita da vari elementi:
- le capriate;
- la grossa orditura;
- la piccola orditura.
Le capriate in legno, ognuna di esse formata da due travi (puntoni) disposte secondo l’inclinazione delle falde, riunite in sommità ad un travetto verticale (monaco o ometto), e inferiormente collegate ad una trave orizzontale (catena o tirante). Le unioni o connessioni dei vari elementi si ottengono mediante intagli, opportunamente rinforzati con ferri piatti. Questo tipo di incavallatura, chiamato capriata semplice, può essere usato fino a una portata di 6-7 metri.
Per coprire luci maggiori si ricorre ad altri tipi di capriate come per esempio la capriata formata da due puntoni, da un ometto e da una catena, disposti come nelle capriate semplici e inoltre da due contraffissi o saettoni interposti fra l’ometto e i puntoni. Le capriate di questo tipo si impiegano per coprire luci che vanno da 8 a 15 metri.
Questo tipo di capriata era comunemente detta capriata all’italiana o capriata con saette fino agli anni ’40 del Novecento, quando iniziò ad essere definita capriata palladiana, espressione che precedentemente indicava le capriate a tre monaci con controcatena.
Altra componente delle strutture portanti dei tetti a falde è la grossa orditura che, a seconda della sua disposizione, distingue i tetti nei due tipi:
- orditura alla piemontese o alla cortinese: L’orditura alla piemontese, altrimenti detta orditura alla cortinese, è costituita da una trave di colmo, appoggiata su capriate o direttamente su un muro di spina, e da cosiddetti falsi puntoni o travi disposti secondo la pendenza delle falde che, appoggiano superiormente sulla trave di colmo e inferiormente su una banchina o dormiente (dormiente è detta la trave poggiata completamente ai muri perimetrali, ossia una trave che non ha luce libera di inflessione ma è completamente poggiata su altre strutture per tutta la sua lunghezza).
- orditura alla lombarda o alla bellunese: L’orditura alla lombarda, detta anche alla bellunese, è caratterizzata dalla presenza di arcarecci o terzere che sono travi disposte parallelamente alle linee di gronda e appoggiate su capriate o su muri trasversali.
Terza e ultima componente delle strutture portanti del tetto a falde è la piccola orditura. Costituita da correntini o listelli orizzontali, paralleli alle linee di gronda, nei tetti alla piemontese; e da travicelli o correntini o murali, inclinati secondo la pendenza del tetto, nei tetti alla lombarda.
Capriata e profilati in acciaio[modifica | modifica sorgente]
Le capriate ed i profilati in acciaio possono avere forme diverse a seconda della conformazione delle falde e delle luci da coprire. I tipi più comuni sono le capriate semplici, quelle alla Polenceau e quelle a shed, realizzate in forma di trave reticolare. L’alta resistenza, la sicurezza dell’acciaio e la sua leggerezza rispetto ad altri sistemi, conferiscono all’insieme molti vantaggi strutturali ed economici.